mercoledì 13 marzo 2013

L'eredità dannunziana a 150 anni dalla nascita

Penso che la cosa più importante e significativa che il vate ci abbia trasmesso sia l’amore per la bellezza. Perché forse davvero la bellezza può salvare il mondo. A distanza ormai secolare da quel periodo chiamato “Estetismo” proviamo a riscoprirla! Spesso si cela dietro piccole cose, piccoli gesti; basta aprire il cuore e lasciare che entri. D’Annunzio ci ha spiegato come l’uomo possa molto più di quanto si pensi, come possa, ad esempio, guardando delle colline comprendere il significato profondo della loro dolce forma. Tutto ciò si chiama “panismo”, ossia il completo rapporto tra l’uomo e la madre terra: un rapporto magnifico, fatto di emozioni, silenzi, vibrazioni. Strettamente collegato è il motto “fare della propria vita un’opera d’arte”, un messaggio a dir poco straordinario in quanto ci spinge a vivere in maniera completa, ad estendere la nostra cultura il più possibile, ad “osare sempre” per ciò in cui crediamo, ad essere eternamente e prima di tutto NOI gli attori protagonisti di questo copione che è proprio la vita. D’Annunzio è l’esempio dell’uomo che non si appiattisce nella massa, bensì si differenzia da essa il più possibile, vivendo costantemente in una condizione di sfida e ponendosi limiti da oltrepassare. Per questo è statisticamente l’autore più amato dagli studenti, che apprezzano di lui soprattutto il romanzo “Il piacere” e quasi tutte le poesie (su tutte “La pioggia nel pineto”) le quali, per sonorità e raffinatezza, si potrebbero musicare!

A dimostrazione del fatto che questi non sono discorsi da “femminucce” furono le sue importanti prese di posizione, dalle spedizioni più o meno felici alla volontà di metterci sempre la faccia in questioni politico-sociali. Un uomo che ha lasciato un segno indelebile, una delle persone per cui vale la pena essere orgogliosi della propria patria, un profeta che ci ha insegnato a “vivere ardendo e non bruciarsi mai”.



Filippo Lazzari


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