lunedì 20 febbraio 2012

RESPONSABILITA' CIVILE DEI GIUDICI: UNA RIFORMA ATTESA, UN'OCCASIONE DA NON PERDERE


Il tema della Responsabilità Civile dei Giudici è tornato oggi alla ribalta del dibattito socio-politico italiano, ma è una questione "storica" che, nel nostro Paese, è già stata oggetto di un referendum popolare promosso dal movimento Radicale nel 1987. L'esito referendario vide prevalere i favorevoli all'inserimento del principio della Responsabilità Civile dei Giudici, con una larghissima maggioranza, ma la Legge Vassalli (L. 177/1988) non recepì integralmente la volontà popolare, poiché fu introdotto esclusivamente per i casi di dolo, colpa grave o per diniego di giustizia, con la possibilità di fare causa allo Stato e non direttamente al Magistrato. Così, oggi come allora, nell’immaginario collettivo, i Magistrati, giudicati ed amministrati da loro stessi in modo sempre più  auto-referenziale e similare ad una Casta, sembrano essere sempre al di sopra delle regole, come delle entità infallibili e non punibili.

La Camera dei Deputati ha approvato l’“emendamento  Pini”, con il quale verrebbe integrato il comma della Legge Vassalli. In pratica, la  nuova formulazione ascrive la responsabilità civile diretta del Giudicealternativamente a quella dello Stato, affermando la possibilità di fare causa diretta anche verso il Magistrato ed in ragione della “manifesta violazione di diritto”, ovvero di mancata o scorretta applicazione della legislazione vigente, che costituirebbe “dolo” nel caso si riscontri il “carattere intenzionale” della violazione stessa.

Di certo, l’approvazione dell’emendamento ha avuto  il merito di  riaprire il dibattito, ma non vorremmo che rimanesse una mera provocazione, respinta sul piano politico dall’area progressista e giustizialista, oltre che dall’
Associazione Nazionale dei Magistrati. Nel contesto storico in cui viviamo, la domanda pressante di meritocrazia e di responsabilizzazione di tutti i soggetti, soprattutto di quelli che hanno  un lavoro o un incarico di natura pubblica, impone che siano  superati i privilegi, le rendite di posizione e qualsiasi forma di impunità.

Quindi, è necessario portare avanti la modifica della Legge per ottenere il pieno recepimento del principio, ma tenendo conto dell’esigenza che il Magistrato possa svolgere liberamente e senza condizioni la propria attività di ricerca e di accertamento della verità, almeno processuale. Per cui, non si devono creare le condizioni per bloccare le  iniziative condotte dai Magistrati per la remota possibilità che questi commettano degli errori e che debbano risarcire degli ingenti  danni - con il proprio patrimonio - se fossero condannati civilmente per  sbagli commessi nel corso di indagini dirette verso un soggetto, particolarmente facoltoso, appartenente alle istituzioni, alle grandi imprese, alle professioni, al mondo dello show business, ecc…

LA NOSTRA PROPOSTA

Pertanto, tenendo sempre ben presenti i principi costituzionali che 
garantiscono l’ordinamento, l’autonomia e l’operato della magistratura per una corretta tutela delle istituzioni e dei cittadini, visto che le integrazioni previste dall’“emendamento Pini” presentano concetti vaghi e che lasciano adito a troppe interpretazioni, si potrebbe ipotizzare delle  modifiche  della vigente Legge Vassalli quali:

•  l’inserimento del principio di Responsabilità Civile dei Magistrati per dolo, colpa grave e diniego di giustizia; 

•  la riduzione dei nove gradi di giudizio, prevedendo anche
l’eliminazione del farraginoso giudizio preliminare di ammissibilità della domanda (art. 5), per superare il lentissimo meccanismo decisionale che ha consentito sinora solo 34 citazioni ammissibili e 4 condanne su 406 procedimenti avviati (fonte: articolo di Maria Antonietta  Calabrò su “Corriere della Sera”); 

•  la  modifica del meccanismo di rivalsa (art. 7) e l’introduzione di alcune specifiche  forme sanzionatorie automatiche nei  riguardi del Magistrato, citato in giudizio dal cittadino ricorrente, per i casi in cui sia accertata una responsabilità del giudice al di fuori dei casi di dolo, colpa grave e diniego di giustizia. In tal modo, se la sentenza stabilisse la responsabilità del Magistrato, il risarcimento resterebbe sempre a carico dello Stato, ma scatterebbero automaticamente una serie di sanzioniche - a titolo esemplificativo e non esaustivo – potrebbero essere un  periodo di sospensione dal servizio, il risarcimento pecuniario da versare allo Stato in proporzione alla capacità reddituale del Magistrato stesso;

•  l’introduzione della possibilità di assistenza gratuita per una più ampia fascia di cittadini ricorrenti (ad oggi prevista solo per i meno abbienti o gli esenti dal pagamento dei tributi) nel caso di procedimento per ricorso contro il Magistrato e lo Stato.


Nessun commento:

Posta un commento