giovedì 24 novembre 2011

Professione addetto stampa: elementi fondamentali!



Lezione organizzata da Azione Universitaria al Polo delle Scienze Sociali di Novoli con una professionista del giornalismo, la Dott.ssa Monica Nocciolini, su tutto ciò che c'è da sapere su come si imposta e si scrive un comunicato stampa. Relatori dell'incontro alcuni nostri Dirigenti, Giovanni Gandolfo, Angela Sorice e Jacopo Raugei.


Test d'ingresso a Giurisprudenza, perché no?

La facoltà di Giurisprudenza è a numero aperto. Niente test d’ammissione. In seguito al DM 509/99, invece, molte facoltà hanno introdotto obbligatoriamente un test d’ingresso, per selezionare gli studenti che avrebbero poi potuto frequentare quelle facoltà. Perché a Giurisprudenza non è stato inserito un criterio simile? Forse che il numero degli avvocati non è eccessivo così come quello dei medici? Ma la domanda è un’altra: chi si iscrive a giurisprudenza è in possesso delle capacità necessarie per sostenere studi giuridici? Parlo di capacità, intendiamoci. Alcuni atenei, come il nostro, hanno deciso di inserire dei test di autovalutazione, cioè obbligatori ma non selettivi, tesi solo a individuare eventuali lacune formative. Nella facoltà di Giurisprudenza di Firenze, le domande di tale test sono essenzialmente di grammatica, di cultura generale e di logica. Chi registra un punteggio basso deve seguire obbligatoriamente dei corsi di recupero. Quali sono le capacità allora? Quelle su cui si basano i test. Non solo. La cultura generale non s’impara a lezione o eseguendo dei compiti; si acquisisce nel corso della vita, dagli studi fatti ma anche dagli interessi personali. La logica si apprende attraverso lo studio della matematica. Per lo più, però, è una parte del nostro essere che ci appartiene dalla nascita. La grammatica si studia a scuola ed è vero che spesso è una materia in cui gli studenti risultano carenti. Non si può, però, imparare solo con un corso di qualche mese all’università! Tutto ciò appare agli studenti come inutile e controproducente. Le capacità quindi fanno riferimento ad altro. La metà degli iscritti alla nostra facoltà, purtroppo, è demotivata. Molti si iscrivono solo perché non sono riusciti a superare dei test in altre facoltà che con il diritto non hanno nulla a che vedere. Giurisprudenza è una facoltà difficile, in cui la passione per lo studio del diritto deve essere davvero forte, capace cioè di superare ostacoli costituiti da libri lunghissimi e programmi complicati. Non è una passeggiata! Queste sono le capacità: tenacia, costanza, passione, determinazione. Perché allora continuare a mantenere in vita questo sistema dei test di autovalutazione che finisce per sminuire il peso di una facoltà come la nostra? Non sarebbe più dignitoso introdurre un test con le materie già citate, ma unito a un colloquio orale in cui valutare le motivazioni dello studente e il suo grado di determinazione? Negli USA il colloquio è previsto da sempre nelle grandi università private. Le facoltà di legge sono tra le più selettive del pianeta. In Italia dobbiamo lasciare che la facoltà più antica del mondo sia scelta solo per il prestigio che potrebbe conseguirne o, peggio, che studenti motivati vengano declassati quasi a ignoranti e costretti a seguire dei corsi inutili per recuperare qualcosa che non recupereranno in poche ore? Test d’ingresso a giurisprudenza, quindi, perché no?

Alessia Cersosimo

Diciamo NO al Governo dei potentati!

Agli albori dell'Unifi!

Le origini dell'Università degli Studi di Firenze risalgono al lontano 1321, anno in cui la Repubblica Fiorentina fondò lo Studium Generale, in via dello Studio, una traversa di via del Corso, al numero civico 1.
Alcuni celebri personaggi vennero invitati a svolgere delle lezioni, per esempio Giovanni Boccaccio tenne alcune lezioni sulla Divina Commedia.
Inizialmente, le materie insegnate presso lo Studium erano quattro: Giurisprudenza civile e canonica, Medicina e Letteratura.
Dopo qualche anno dalla fondazione, Papa Clemente VI concesse allo Studium il Privilegio massimo, cioè la possibilità di garantire diplomi regolari agli studenti.
Durante il regno di Carlo IV, nel 1364, lo Studium venne proclamato Università Imperiale. Pochi anni dopo fu istituita, proprio a Firenze, la prima cattedra di greco in tutta Europa.
Sotto la guida di Lorenzo il Magnifico, lo Studium fiorentino venne spostato a Pisa e in seguito, dopo essere stato riportato a Firenze da Carlo VIII, venne nuovamente trasferito a Pisa.
Questi spostamenti, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non danneggiarono affatto l'attività didattica dello Studium, tutt'altro. L'attività di ricerca, sia letteraria che scientifica, continuò ad essere portata avanti, grazie anche all'apporto dell'Accademia della Crusca e del Cimento, alle quali le ricerche erano state affidate e che contribuirono al loro sviluppo.
Negli anni dell'Unità d'Italia, venne fondato l'Istituto di Studii Superiori Pratici e di Perfezionamento, presso il quale vennero riuniti i diversi insegnamenti.
L'anno seguente, lo Stato Italiano Unificato riconobbe l'Istituto come Università a tutti gli effetti. Tuttavia il titolo di Università degli Studi di Firenze poté essere utilizzato soltanto dal 1923 in poi.
Numerosi nomi illustri italiani sono passati dalla nostra università, o come studenti o come docenti. Per citarne alcuni: i giuristi e professori universitari Piero Calamandrei e Antonio Cassese, la astrologa Margherita Hack, il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, il poeta Mario Luzi, il politico e giornalista Giovanni Spadolini ed infine Indro Montanelli.

Chiara Sorice

Oltre il muro...la libertà! Azione Universitaria abbatte un muro in polistirolo per ricordare la fine della Guerra Fredda

Azione Universitaria abbatte un muro in polistirolo per ricordare la fine della Guerra Fredda


In occasione del 22° anno dalla caduta del Muro di Berlino, una ventina di ragazzi di Azione Universitaria Firenze hanno abbattuto un muro di polistirolo da loro realizzato. 

Abbiamo voluto ricordare - spiega Angela Sorice Responsabile di Scienze Politiche del movimento universitario di Centro  Destra - una pagina triste nella storia dell'Umanità, con un gesto simbolico di abbattimento dei valori di odio, violenza e di oppressione rappresentati da un Muro, che ha diviso uomini e donne durante la Guerra Fredda.
I muri da abbattere sono ancora moltissimi - continua Chiara La Porta Consigliera di Facoltà - i muri dell'odio, dei baronati e delle ingiustizie. Oltre il muro ci sono i sogni di un domani che ci appartiene e siamo pronti ad abbattere qualsiasi ostacolo per raggiungerli.

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Vent'anni fa cadeva l'ultima vergogna d'Europa, il Muro che divideva un popolo e un mondo, cadeva quello che era stato il simbolo più crudele della Guerra Fredda.
Per 28 anni, dal 1961 al 1989, aveva tagliato in due la città di Berlino, occupata subito dopo la II Guerra Mondiale dalle potenze vincitrici. Venne costruito per arginare la fuga dei tedeschi orientali verso la libertà, verso la democrazia, loro negata dal male del XX secolo: il Comunismo
I soldati dell'Est ricevettero l'ordine di sparare a vista sui civili inermi che cercavano di attraversare la zona di confine, che con gli anni sarebbe stata attrezzata con dei macchinari sempre più terrificanti, come mine anti-uomo, filo spinato alimentato con corrente ad alta tensione e addirittura con degli impianti che sparavano automaticamente su tutto ciò che si muovesse nella "striscia della morte".
In tutti questi anni coloro che volevano portare il paradiso in terra, trasformarono l'Europa Orientale in un carcere duro. E oggi, anche se molti, specialmente nel mondo giovanile e universitario, ammettono che lo stalinismo e più in generale il sovietismo siano stati sinonimo di barbarie e di sopraffazione, non ammettono la complicità dei partiti comunisti occidentali con questi regimi spietati.
I muri da abbattere sono ancora moltissimi. Sono i muri dell'odio, della faziosità e dei baronati, delle ingiustizie, della corruzione, dell'apatia, dello sfruttamento e dell'omologazione. La nostra gioventù deve andare oltre ogni muro forte di nuovi sogni da inseguire per i quali battersi. Sono i sogni di un'Europa libera e sovrana, unita nelle tradizioni dei suoi Popoli e forte di un'identità millenaria che affonda le radici nella cultura cristiana, ellenistica e romana. Sono i sogni di un futuro fatto di identità, valori e di radici, di miti in cui credere e di esempi da seguire. Sono i sogni di un domani che ci appartiene e che non vogliamo delegare a nessuna utopia.
Per questo noi oggi non ci limitiamo a commemorare l'anniversario di un lieto evento, ma continuiamo a vigilare tenendo a mente le parole di Aleksandr Solzenicyn: "Per noi in Russia, il comunismo è un cane morto, mentre per molte persone in Occidente è ancora un leone vivente".
Leonardo Sperduti

AZIONE UNIVERSITARIA, UNA STORIA LUNGA 60 ANNI

I ragazzi di Azione Universitaria, orgogliosi delle proprie origini, vogliono far conoscere la storia del movimento a tutti gli studenti dell’ateneo fiorentino, in modo da far capire che la loro è una passione per la politica nata 60 anni fa e che, per questo, li differenzia nella mentalità e nelle forme di azione, dalle altre rappresentanze studentesche presenti a Firenze.
Azione Universitaria nasce ufficialmente nel 1996 come movimento giovanile di Alleanza Nazionale. Al momento della sua nascita, si pone come erede di quello che fu, fino a quel momento, il Fuan (Fronte Universitario di Azione Nazionale), la storica organizzazione studentesca nazionale del MSI prima e di Alleanza Nazionale poi, che proprio in quell’anno mutò il suo nome in Azione Universitaria. Azione Universitaria ha, ancora oggi, dei simboli e dei modelli culturali e politici di riferimento che furono prima del Fuan. L’esempio più significativo è la presenza del libretto e della feluca, già simboli del Fuan, nel logo di Azione Universitaria. Spieghiamo cosa rappresentano per noi questi simboli e come mai sono entrati a far parte del patrimonio culturale della destra studentesca. La feluca affonda le sue origini agli albori della tradizione universitaria italiana, quando era considerata il copricapo distintivo dei "clerici vaganti", gli studenti erranti che si spostavano di città in città per la penisola, con lo scopo di completare il proprio corso di studi. Con la nascita delle prime organizzazioni goliardiche, la feluca non indica più la semplice condizione di studente ma rappresenta un vero stile di vita. I goliardi sono consapevoli dell'importanza della missione cui la vita universitaria li consacra: essere i custodi ed i dispensatori del sapere nel domani. L'ostentata irresponsabilità, lo stile di vita a dir poco disinvolto, il proverbiale gusto per l'umorismo pesante, l'insofferenza per le limitazioni di comportamento di qualsiasi tipo sono considerate una sorta di ironico contrappasso nel presente, per una così grande responsabilità nell'avvenire. Gli studenti universitari sono sempre stati avanguardia di ogni grande processo storico, ed è così che, durante la I Guerra d'indipendenza, il 29 maggio 1848, un reggimento di "felucati" riesce a fermare gli Austriaci per una giornata, dando tempo all'esercito sabaudo di organizzare la controffensiva di Goito.  Proprio in virtù della grande forza ideale che esprime, la feluca viene inserita nell'emblema dei Gruppi Universitari Fascisti (GUF).  Durante il Ventennio, i GUF saranno l'organizzazione "d'avanguardia" per eccellenza, animata da un forte spirito goliardico e da una grande vivacità culturale. Il fiore all'occhiello del Fascismo, insomma, e l'unica forse capace di prendersi gioco del Duce stesso in più occasioni. Dopo la guerra, però, saranno puntualmente ricordati come palestra dell'omologazione di massa del totalitarismo. Nel segno della continuità con la tradizione dell'università italiana, nel 1950, la feluca e il libretto diventeranno il simbolo del Fronte Universitario d'Azione Nazionale (FUAN). Nel 1950, infatti, diversi raggruppamenti giovanili del M.S.I., sorti spontaneamente nelle università italiane ed autonomamente operanti, vollero dar vita ad un "Fronte" che riconosceva come linea fondante del proprio impegno l'"Azione Nazionale", la  difesa cioè negli atenei della cultura e della tradizione italiana, che in campo politico significava difesa della dignità, dell'identità e dell'indipendenza  nazionale nel sogno di una futura "Europa Nazione".  Il FUAN riuscì a coagulare intorno ai gruppi di ateneo consensi crescenti, ponendosi su posizioni di dura contestazione degli altri gruppi incapaci di rappresentare un serio punto di riferimento per la gioventù universitaria. Attraverso una lunga serie di successi nelle elezioni universitarie, il FUAN, tra la fine degli anni cinquanta e fino al 1967, raggiunse vittorie significative in molti atenei; fanno storia le maggioranze ottenute a Roma, Perugia, Catania, Messina, Napoli, Modena, Parma, Camerino, ma soprattutto l'efficace denuncia del fallimento dell'UNURI (organismo rappresentativo nazionale universitario), nel cui consiglio nazionale i rappresentanti del FUAN - da Lo Porto a Cerullo, da Della Bona a Masi a Laffranco - contestavano le equivoche gestioni di centrosinistra assolutamente lontane dai problemi studenteschi. Alla base dell' alternativa che il FUAN offre agli universitari italiani c'e una concezione organica delle funzioni dell'università, che deve poter essere la coscienza critica della società, esercitando questa funzione primaria in libertà di coscienza ed in autonomia di strutture: di qui la denuncia dell'inserimento dei partiti e dei sindacati negli organi accademici per una più larga e responsabile partecipazione studentesca alle decisioni degli stessi.  Attraverso i propri segretari nazionali di facoltà il FUAN ha affrontato i problemi della riqualificazione degli studi presentando importanti documenti con proposte di riforma delle facoltà di Medicina e Chirurgia, Giurisprudenza, Ingegneria, Scienze Politiche, nonché tesi originali per risolvere il fenomeno della disoccupazione intellettuale mediante la valorizzazione di nuovi sbocchi professionali. Il FUAN, così, continua ad operare nelle università italiane fino al 1996, quando  tutte le  componenti della giovane destra si riuniscono in Azione Giovani. Al costante  impegno politico, inteso come servizio alla comunità, alla  “nostalgia dell’avvenire”, all’amore e alla riconoscenza per il passato,  accompagnati dal desiderio di affrontare temi e sfide sempre nuovi, si unisce una febbrile attività culturale, con la produzione di  documenti e l’organizzazione di convegni, destinati spesso ad assumere notevole  risonanza.
Così recitava la mozione approvata all'atto  della fondazione del FUAN:
"Il Fronte Universitario di Azione  Nazionale, che oggi nasce dalle comuni esigenze e dalla concorde volontà dei  giovani, s'impegna a condurre, in tutte le università italiane, la lotta per la  difesa dei valori nazionali, contro lo spirito della capitolazione, morale prima  che militare, del Paese; manifestando questa sua volontà di riscossa con il  pensiero e con l'azione, nelle aule e nelle piazze. […]Si impegna per  un'azione decisa in difesa dei valori tradizionali della nostra cultura,  inquinata e minacciata di distruzione da parte di opposti ed esasperati  imperialismi stranieri, nonché dalla fittizia decadenza nazionale derivata dalla  sconfitta".
Ed è questa una battaglia che si sostanzia oggi, attraverso un'identica, intensa  attività di studio e presenza, azione e militanza dei ragazzi di Azione Universitaria, sui temi più scottanti ed  attuali della nostra "questione nazionale". La tutela della nostra identità è  oggi una battaglia da combattere su più fronti. L'università è il terreno nel quale prendono forma scelte e progetti, indirizzi e culture, il terreno nel quale prende forma l’Italia di domani e noi è qui che vogliamo combattere la nostra battaglia.

Alessia Cersosimo