Non molti mesi fa mi ero occupato, o meglio preoccupato, per la situazione politica e sociale derivante da quella che alcuni romantici e poco informati giornalisti avevano definito “primavera araba”.
Un prodotto mediatico che ha attecchito subito drogando le menti dei più sognatori che, salvo aprire successivamente gli occhi, hanno iniziato a comprendere l'incubo che si è andato a creare. Una tragedia di proporzioni immani migliaia di morti e feriti, numerosi profughi ed una scia di disperazione che vediamo approdare sulle nostre coste direttamente dalla Siria martoriata ed usata per interessi particolari, che vanno al di là dell'ormai inflazionato desiderio Occidentale di esportare i valori universali che, per chissà quale grazia divina, vengono considerati superiori alla sovranità di popoli e governi!
Una nazione finita nel mirino degli interessi economici e geopolitici, un territorio sulla rotta di un possibile oleodotto proveniente dall'Iraq (altro insuccesso ONU) e di un gasdotto dal Qatar ma anche una nazione storicamente alleata militarmente e commercialmente con la Russia, la quale può contare sul porto di Tartus avamposto sulle sponde del Mediterraneo, per la flotta russa, la quale, è bene dirlo, dipende comunque dallo stretto dei Dardanelli (sotto controllo turco) per transitare dal Mar Morto al Mediterraneo.
Il Risiko degli USA e dei suoi portavoce europei, Francia e UK in primis, non scende a compromessi e non bada molto alla sostanza della propria manovra. Tale strategia è al limite del suicidio poiché, attraverso finanziamenti e rifornimenti di armi (numerosi i missili Milan francesi), vengono foraggiati senza particolari sensi di colpa coloro che altrove sono combattuti con tutti i mezzi pagando un notevole contributo di sangue. Un atteggiamento che va oltre al pragmatismo geopolitico un atteggiamento che va a braccetto con i desideri di Arabia Saudita e Qatar, due regni da sempre impegnati nella diffusione dell'Islam più radicale di matrice Wahabbita, una lettura arcaica del Corano, che non riconosce niente e nessuno che non sia fedele a tale corrente.L'operato di milizie e leader politici fedeli a questa corrente è sotto gli occhi di tutti, i massacri in Nigeria, la guerra in Somalia (altro fallimento ONU) e il Mali sono gli esempi più calzanti.
Non dobbiamo dimenticare nemmeno i Fratelli Mussulmani, milizie qaediste ed altri gruppi di mercenari takfirisorti sul territorio grazie alle false promesse ed ai denari di vere e proprie lobby corruttrici, si stanno servendo delle milizie mercenarie fedeli all'Islam radicale un concetto che siamo stati abituati a sentire spesso in questo decennio ma che pochi hanno il coraggio di ricondurre all'unico grande mecenate:l'Arabia Saudita! Il regno dei Saud è stato sempre abile nel trattare la propria alleanza con gli USA, petrolio ed investimenti in cambio di sostegno nell'intervenire nell'area di influenza saudita. La Siria che conosciamo e che dobbiamo proteggere a tutti i costi è Libera, Sovrana ed Autonoma, esempio di convivenza tra credi ed etnie differenti, non intendo tollerare nel mio spirito alcun calpestamento di questi principi, il sovvertimento di una nazione spacciando tale azione come espressione di democrazia e libertà, due fondamenti che per alcuni sono rimasti solo sui libri di scuola.
Ad oggi sono state paventate numerose ipotesi, tranne quelle della diplomazia e del negoziato, nessuna riflessione seria ed analisi concreta oltre all'arroganza USA ed a quella dei suoi “watchdog” europei, solo la Russia resiste a queste pressioni facendosi, portavoce del buon senso e della cautela che dovrebbero essere di primaria importanza in queste questioni. Le Operazioni militari sono come si usa dire nell'ultimo periodo derivanti da una politica americana basata sul “leading from behind” ossia un intervento indiretto nel conflitto, come è stato fatto in Libia, zero truppe ma solo rifornimenti, con ovvie ricadute positive in termini di immagine, costi e impiego di uomini. Da queste operazioni nascono quindi i paesi con False flag bandiere e governi di paesi fantoccio con profondi divisioni e violenze tra gli ex miliziani al soldo delle potenze in gioco, un inganno che porta un paese dopo l’altro alla devastazione. In Siria un governo forte ed amato sta tenendo testa alle barbarie degli innumerevoli gruppi terroristici che non si fanno pregare per saccheggiare devastare e distruggere un paese in cui la pace era la caratteristica principali tra le due maggiori comunità: quella mussulmana e quella cristiana.
Una pace sociale ormai lontana un'armonia di un paese che vuole rimanere indipendente e non sottoporsi al giogo delle lobby che intendono fare le padrone del mondo senza guardare in faccia alla popolazione, al territorio e quindi ad identità e sovranità nazionale. La grande farsa, la grande messa inscena della “primavera araba” in Siria sta toccando l'apice con le accuse ormai trite e ritrite sull'uso di armi chimiche da parte delle truppe regolari dell'esercito siriano. un accusa che è uscita nel momento in cui la vittoria dell'esercito siriano appariva prossima e che siamo stati abituati a sentire nel caso dell'Iraq una messa in scena volta a scandalizzare l'opinione pubblica spesso distratta ma sempre pronta a subire gli“incantesimi” dell'enorme costruzione mediatica che c'è per coprire e spingere certe strategie. In questi giorni pure i giornalisti più prezzolati devono prendere atto dell'ovvietà mostrata dai satelliti russi ma anche dall'atteggiamento del fronte sovversivo nei confronti degli ispettori ONU prontamente bersagliati dalle milizie mercenarie, non si troverà nulla contro Assad le prove contro i ribelli potrebbero essere annacquate poiché vergognose per l'Occidente ma una cosa è certe solo il 9% degli statunitensi è favorevole all'azione bellica. Lo stesso Colin Powell ha cestinato come “ suicida” l'azione militare in Siria, le incertezze sono molte ed il fronte di tensione non potrebbe che ampliarsi con l'ovvia reazione iraniana e la difficile posizione di Russia e Cina le quali difenderebbero fortemente la via diplomatica per la soluzione del conflitto. Il Consiglio di sicurezza ONU dovrà decidere se permettere l'ennesima arroganza e dimostrarsi entità fantoccio e succube nel palcoscenico internazionale oppure prendere una posizione contraria alle pressioni statunitensi che citando il vice-premier russo Dimitry Rogozin, si atteggiano nel mondo islamico “ come una scimmia con una granata in mano” una metafora forte ma che deve farci prendere coscienza delle conseguenze disastrose peraltro già viste n Iraq, Egitto e Libia. Ed allora non ci resta che sperare e rimpiangere i giorni in cui la Siria era un paese tranquillo dove visitare luoghi dalla grande carica storica come Aleppo, Patrimonio dell'Umanita' dal 1986, ed ora rasa al suolo dai barbari mercenari terroristi.
Miro Scariot

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