La rai quest’anno ha puntato su una conduzione diversa, sfatando la tradizione “uomo conduttore solitario” e “valletta bella presenza e poco cervello” e di sicuro questo è risultato gradito al pubblico. Le canzoni in gara, luoghi comune a parte, sono state effettivamente di livello superiore rispetto agli anni scorsi, sia quelle dei campioni, sia per quanto riguarda le nuove proposte, segno che il presentatore ligure ha lavorato bene anche in questo senso e grazie forse ad autori di rilievo tra cui Lelio Luttazzi, Giuliano Sangiorgi e Federico Zampaglione. Azzeccata anche la nuova formula delle due canzoni: ogni artista ha presentato nella prima esibizione due pezzi lasciando poi al televoto da casa il compito di scegliere quello da portare avanti. Tale metodo ha concesso a molti cantanti il vantaggio di riprodurre due brani stilisticamente molto diversi tra loro. Come dicevo dunque, canzoni generalmente belle ed una maniera di giudicarle affidata stavolta un po’ più alla giuria di qualità che al pubblico a casa, evitando, come negli ultimi anni, che il podio fosse formato costantemente dagli “amici di Maria” e affini anche se, obiettivamente, non hanno per niente sfigurato. Sicuramente la musica italiana non è più quella degli anni sessanta-settanta-ottanta, non c’è un artista che non si vede l’ora salga sul palco perché si sa che stupirà, non c’è un testo davvero incisivo. Forse il problema è che i vari Lucio Battisti, Claudio Baglioni, Lucio Dalla, Gianni Morandi, Massimo Ranieri ci hanno abituato troppo bene… ma sì, mettiamola così!
Le note stonate del festival, tralasciando quelle prese dalla Littizzetto versione cantante, sono stati alcuni ospiti: se la presenza di Pippo Baudo (padrone di casa a Sanremo), Roberto Baggio (icona dello sport italiano ed esempio di solidarietà fuori dal campo), Andrea Bocelli e Albano (voci che contribuiscono altamente alla diffusione della musica italiana di qualità nel mondo) aveva un senso, un senso non lo trovo a Carla Bruni rinnegatrice della madre-patria, l’Armata Rossa con Cutugno (Toto non poteva proprio farne a meno?!), la coppia gay (un teatrino che si potevano risparmiare) e Crozza fuori luogo. L’esibizione di quest’ultimo, oltre a rubare molto spazio alla musica, ha inutilmente provocato prevedibilissime polemiche. E poi…è o non è il festival della musica italiana? E’ lei a dover regnare e, bisogna dirlo, nelle serate successive ha regnato maggiormente. Ed ha regnato soprattutto e sopra tutti Marco Mengoni, acclamatissimo ogni sera sia dal pubblico dell’Ariston, sia dall’audience dei social network. Primo premio per lui, secondi gli EELST, terzi i Modà. Premio della critica e miglior arrangiamento entrambi agli EELST. Tra i giovani spicca Antonio Maggio con “Mi servirebbe sapere”, un po’ a sorpresa subito eliminato Il Cile con “Le parole non servono più” che però vince il premio per il miglior testo. Quest’ultimo è già ben avviato in radio e si prevede per lui una grande carriera. Il successo del festival di quest’anno dev’essere un buon auspicio per il futuro, perché si trovino fondi e voglia per continuare questa che non è più una tradizione italiana, bensì un’istituzione italiana. Perché Sanremo è Sanremo, e la musica italiana non è inferiore a nessun’altra!
- Raphael Gualazzi – Sai (ci basta un sogno) Questo ragazzo è un genio della musica, purtroppo il suo talento “offuscato” da uno stile jazz arriva a pochi. Il brano è di una raffinatezza immensa. Fenomeno assoluto al pianoforte, non lo è altrettanto al microfono nelle esibizioni live. Nella serata “Sanremo Story” stravolge eccessivamente “Luce” di Elisa. Maggiormente a suo agio quando suona rispetto a quando parla. Artista vero.
- Almamegretta – Mamma non lo sa Il gruppo ha origini underground. Il brano prescelto è una denuncia contro il progresso derivato dalla distruzione della natura (“papà lavorava i campi un bel giorno poi ci siete venuti voi”). Insomma, stile “Il ragazzo della via Gluck”, che infatti hanno cantato nella serata Sanremo Story.
- Daniele Silvestri – A bocca chiusa Tratta di temi caldissimi: scuola e lavoro. Silvestri è nei panni di uno studente manifestante che, anche zittito, continua la sua protesta. Originale la scelta di essere affiancato da un esperto di sottotitoli per sordi, in tema con la canzone. Un po’ sulla falsa riga di “De Gregori”.
- Modà – Se si potesse non morire Parole profonde, melodia sicuramente commerciale. Ormai questo gruppo è tra i favoriti in qualsiasi competizione. Quest’anno medaglia di bronzo per loro.
- Simone Cristicchi – La prima volta (che sono morto) Forse fin troppo cantautoriale, contenuto comunque di un certo spessore.
- Maria Nazionale – E’ colpa mia La partenopea si è fatta notare soprattutto per il generoso decolletè. Il pezzo proposto ricalca la tradizione della canzone napoletana di tempi troppo andati. Tuttavia voce straordinaria e pulita, si fatica a distinguere il playback dal live.
- Annalisa – Scintille Canzone leggera, andante, molto orecchiabile. Ottima vocalità. Annalisa è uno dei migliori prodotti del talent “Amici”.
- Max Gazzè – Sottocasa Unisce una tematica interessante come l’importanza di credere in Dio (“non si viene al mondo tanto per godere, ma solamente perché un bene superiore ci ha creati”) con un groove che invita la gente a ballare. Artista eclettico.
- Chiara Galiazzo – Il futuro che sarà Altra artista promettente sfornata da un talent, Con questo brano a Sanremo ha dimostrato che vale.
- Marta Sui Tubi – Vorrei Il gruppo non è un abituè al festival. Il pezzo però acquista valore ad ogni ascolto e consiglio fortemente di ascoltarlo. Tutti vorranno inoltre conoscere questa Marta che sui tubi… si diverte!
- Malika Ayane – E se poi La qualità dei brani è davvero alta grazie anche ad autori validi, come Giuliano Sangiorgi che ha scritto per Malika questo grande pezzo. Cantato dai Negramaro sarebbe stata un’altra cosa.
- Elio e le Storie Tese – La canzone mononota Genialità, follia, coraggio e chi più ne ha più ne metta per questa band straordinaria. Questo festival sarà ricordato anche come il loro festival! Una canzone di una nota sola ( il DO) in tutte le varianti possibili: eccedente, diminuita, in diesis, aumentata nel ritmo e con effetti scenici che tutti conosciamo. I molti cantanti degli “arzigogoli” dovrebbero rifletterci. Il gruppo di Elio e Rocco Tanica dimostra per di più di avere una conoscenza eccellente della musica. Simbolo che l’intelligenza, la creatività e la fantasia possono ancora avere la meglio sui prodotti “pre.confezionati”, lo dimostrano il secondo posto finale, il premio della critica e il premio per il miglior arrangiamento. Numeri uno!
- Marco Mengoni – L’essenziale Mezzo flop di Gianna Nannini che ha scritto l’altro brano (“Bellissimo”), nettamente inferiore a quello vincente, essenziale nel titolo, nel tema trattato e nelle sonorità. Piacevole da sentire, ma tra qualche mese perderà l’attuale notorietà.
- Simona Molinari & Peter Cincotti – La felicità Il titolo corrisponde all’emozione che scaturisce in chi l’ascolta. Grande ventata di energia ed allegria, con sonorità un po’ retrò che caratterizzano la giovane cantante. Simona ha fortemente sognato questa collaborazione artistica e il risultato le ha dato ragione.
Filippo Lazzari

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