domenica 9 novembre 2014

La storia siamo noi

Sono trascorsi 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Ogni anno, il 9 novembre, milioni di persone scrivono di questo evento. I ragazzi molto giovani hanno la necessità di sapere di cosa si sta parlando, di capire che un muro non è IL Muro di Berlino, che dietro quel simbolo si celava un mondo intero di odio e fanatismo, e che oggi quel simbolo è stato distrutto. Le persone che, invece, hanno vissuto in prima persona il periodo storico in cui esisteva questo blocco di pietra altissimo a dividere la città di Berlino, hanno bisogno di ricordare.


Quel 9 novembre di tanto tempo fa, i cittadini di Berlino est riconquistarono la libertà. Questo è il punto. 
Il muro era una sbarra contro l'esterno. Come una prigione in cui sono rinchiusi coloro che infrangono la legge, così la capitale della DDR era una palla di cemento armato, in cui erano forzatamente ammassate le persone che avevano avuto la sfortuna di abitare in quel lato della città di Berlino, al termine della seconda guerra mondiale. Quella gente non poteva indossare i jeans LEVI'S, ma doveva accontentarsi di stupide imitazioni made in comunismo. Non si poteva bere la COCA COLA, non si potevano mangiare prodotti che provenissero dal lussurioso mondo capitalista. La cosa peggiore, però, era che non si potesse andare al di là di questa palla "protetta" a colpi di mitra, altrimenti si avrebbe avuto modo di vedere ( nel vero senso del termine) tutto quello che la palla non doveva contenere. Non si poteva permettere che il capitalismo contagiasse quelle persone. Si negava la loro libertà di scelta.
La vera forza di un'idea sta nella sua capacità di persuadere le menti umane rimanendo astratta, diventando una forma del pensiero che cresce sempre di più quando viene messa a confronto con altre idee, diverse e opposte. Senza confronto non c'è libertà, mai. Se un'idea viene imposta, vuol dire che non era poi così forte.
Oggi nella vecchia Berlino est, cosa si vede? Si vedono casermoni di palazzi grigi e spenti, che sembrano risucchiare via l'originalità, l'individualismo, che dall'esterno sembrano imprigionare ancora quelle persone che si era tentato di omologare all'interno della palla di cemento. 
Arrivi alla Porta di Brandeburgo e cosa c'è? C'è un pannello che ricorda la costruzione del Muro, iniziata proprio lì nel 1961. Il Muro è ovunque, spretto invisibile di un'era che non c'è più, di un pezzo di storia che i tedeschi hanno saputo scrivere solo quando hanno deciso di cambiarlo. Cambiare la storia si può, cercando la libertà. Attenzione allora, a chi la storia non la sa, a chi la storia non la studia, a chi non ne capisce l'importanza, perchè così facendo non sa che sta contribuendo a non scrivere nessuna pagina della storia, ma di quella futura.

Alessia Cersosimo



giovedì 13 marzo 2014

Al lavoro per il Corteo delle Foibe

A meno di 3 giorni dal Corteo del 15 Marzo a Firenze, che partirà alle ore 15 da Piazza Savonarola, per ricordare i martiri delle foibe e per la sovranità nazionale, si ultimano gli ultimi dettagli.
Dopo un volantinaggio all'Università per il corteo, lo striscione che la delegazione di Au porterà durante il Corteo.
VI ASPETTIAMO! APPUNTAMENTO ALLE 15 IN PIAZZA SAVONAROLA!

sabato 1 marzo 2014

CORTEO SULLA SOVRANITA', IN RICORDO DELLE FOIBE


Azione Universitaria Firenze, come ogni anno, sarà presente al corteo fiorentino in ricordo dei martiri delle foibe.
Quest'anno il corteo abbraccerà anche il tema della sovranità nazionale e sarà animato da varie realtà della destra di tutta Italia, che sfileranno per le strade di Firenze col tricolore.

Appuntamento a 
Sabato 15 marzo ore 15
Piazza Savonarola

lunedì 10 febbraio 2014

AU RICORDA LE FOIBE CON UNO STRISCIONE AL POLO DI NOVOLI


Questa mattina abbiamo appeso alla nostra stanza di rappresentanza del Polo di Novoli (aula 1.09 D4) uno striscone con la scritta "FOIBE: I VERI ITALIANI RICORDANO. 10 FEBBRAIO", in memoria di quella che fu la tragedia delle FOIBE, messa in atto dall'odio comunista.
Come ogni anno, ricordiamo questo importante anniversario, affinché rimanga vivo il ricordo. Il 10 febbraio, Giorno del Ricordo, rimane, purtroppo, troppo spesso un anniversario che si vuole facilmente dimenticare ed oscurare.
Le Foibe costituiscono ancora oggi una ferita aperta per il nostro Paese, dopo anni di vergognosi silenzi, peraltro ancora presenti, ed una sorta di revisionismo e negazionismo, Azione Universitaria porta alta la bandiera della verità.
LA VERITA' NON SI INFOIBA!

QUANDO GLI ITALIANI SI DIMENTICANO DI ESSERE ITALIANI

Il 10 febbraio 1947 è il giorno in cui viene firmato il Trattato di Parigi, il documento che sancì formalmente la ripartizione dei territori dei vari Stati che parteciparono alla seconda guerra mondiale con gli Alleati, e l'Italia che, come tutti sappiamo, ne uscì sconfitta. Il 10 febbraio è, quindi, il giorno scelto dallo Stato Italiano per ricordare l'eccidio delle foibe e la tragedia dell'esodo degli italiani dell'Istria e della Dalmazia. 
Il 10 febbraio, infatti, è la data a partire dalla quale, come recita l'art. 11 del Trattato: 
" L'Italia cede, mediante il presente Trattato, in piena sovranità alla Jugoslavia il territorio situato fra i nuovi confini della Jugoslavia ed i confini italo-jugoslavi, quali esistevano il 1º gennaio 1938, come pure il comune di Zara e tutte le isole e isolette adiacenti […]". 
Molte città che erano italiane, diventano jugoslave. 
Questa è la sconfitta, questa è stata la guerra per le popolazioni che erano nate e cresciute in quelle zone. Il Trattato definisce anche la condizione cui vanno incontro proprio queste persone. Chi resterà nella "nuova" Jugoslavia, diverrà a tutti gli effetti cittadino jugoslavo. Recita in proposito il Trattato: "I cittadini italiani che, al 10 giugno 1940, erano domiciliati in territorio ceduto dall'Italia ad un altro Stato per effetto del presente Trattato, ed i loro figli nati dopo quella data diverranno cittadini godenti di pieni diritti civili e politici dello Stato al quale il territorio viene ceduto. Essi perderanno la loro cittadinanza italiana al momento in cui diverranno cittadini dello Stato subentrante." Ma chi governava all'epoca la Jugoslavia? Il maresciallo comunista Tito. Già dal 1943, Tito intraprese un'azione di repressione feroce e disumana nei confronti degli italiani che avevano avuto a che fare con il regime fascista. Questi italiani finirono nelle foibe, le cavità carsiche che in quel periodo divennero solo un luogo di morte. Con il passare del tempo, le truppe di Tito, però, mostrarono la loro violenza e il loro odio verso tutti gli italiani presenti nelle zone da loro occupate militarmente. Non importava più chi fossero, quanti anni avessero, la sola cosa da constatare era che fossero italiani. Tito operò una pulizia etnica, tentò di cancellare le radici di quelle genti in un modo atroce e senza compromessi. Alla luce di questi eventi, quindi, come potevano gli italiani istriano-dalmati restare tranquilli nella nascente Jugoslavia?


Nasce nel lutto una nuova tragedia: quella dell'esodo. Migliaia di famiglie fuggono dai territori annessi al regime di Tito, in cerca della libertà. Sradicati dalle loro terre, cercano di portare via il più possibile. Sono giorni dolorosi, testimoniati da immagini dure che ci sono giunte grazie alle fotografie dell'epoca. Immagini di persone cariche di amarezza negli occhi ma anche cariche di speranza, della certezza anzi di trovare ospitalità dai compatrioti più fortunati, quelli che non vivevano in zone di frontiera, quelli sparsi nel resto d'Italia. Gli esuli istriano-dalmati si riversarono, quindi, nelle maggiori città italiane. Molti di loro vennero anche a Firenze e ne è testimonianza la comunità che ancora oggi li rappresenta, per non dimenticare la loro identità, per far conoscere la tragedia di un popolo, all'interno del più vasto popolo italiano. La tragedia, perchè la storia non si ferma all'esodo. La storia ci ricorda che gli stessi italiani che si trovarono a dover ospitare questi fratelli fuggiti a una sorte che non era la loro, proprio quegli italiani accolsero gli esuli quasi come dei nemici. Erano fascisti perchè scappavano da uno Stato comunista. Questo era il pensiero di molti. Erano italiani lo stesso? Sì, ma di serie B. Ecco la nostra grande Italia aprire le braccia a tutti, tranne che ai propri figli.
Azione Universitaria ricorda ogni anno questa tragedia nella tragedia, diventata tale anche a causa dell'omertà che per decenni c'è stata sull'argomento, per fare presente che l'odio e la cieca rabbia di chi aveva vinto, avevano portato noi italiani ad essere gli uni contro gli altri. Fossero stati solo in due a morire nelle foibe o a dover fuggire dall'Istria e dalla Dalmazia, noi li avremmo ricordati lo stesso, perchè italiani.
Chiunque, oggi, a 10 anni dall'istituzione del giorno del ricordo, continui a rievocare il passato per calpestare il presente, si ricordi prima di tutto di essere italiano, di essere nato in un Paese di patrioti, di vivere in uno Stato che in qualche modo ci deve rappresentare. Per farlo, però, ha bisogno soprattutto del fatto che i suoi cittadini, non se la prendano con i morti per risolvere questioni che ai morti, ormai, non interessano più.

A.C.
Un'esule. Porta con sè il tricolore.



martedì 7 gennaio 2014

AU NON DIMENTICA I MARTIRI DI ACCA LARENTIA

7 gennaio 1978.Un gruppo di antifascisti spara contro giovani del Fronte della Gioventù davanti alla sezione del MSI di Via Acca Larentia. Perdono la vita i due militanti Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta.
Dopo qualche ora viene ucciso Stefano Recchioni, militante del Fronte della Gioventù di Colle Oppio, durante degli scontri con le forze dell'ordine. NOI NON DIMENTICHIAMO!!!


Presentazione libro: HEZBOLLAH di Matteo Bressan

Presenteremo un testo di grande attualità che offre al lettore un'analisi attenta e mirata sull'origine, la struttura e l'azione di Hezbollah all'interno della società libanese. L'autore che scrive con cognizione di causa, data l'esperienza maturata presso il Centro Alti Studi per la Difesa, fa emergere aspetti e caratteristiche che vanno oltre le definizioni più tradizionali di movimento terroristico e di resistenza. Tale approccio, non esente da oggettive difficoltà interpretative, fornisce delle chiavi di lettura per orientarsi e confrontarsi con il "Partito di Dio", un'organizzazione ramificata nel più profondo sostrato pubblico.

INTERVENGONO: Matteo BRESSAN (autore del libro), Giuseppe COSSIGA, Giovanni Donzelli, Matteo Fanelli, Giovanni Gandolfo.
INTRODUCE: Angela Sorice.
MODERA: Marco Petrelli.